Santa Maria la nova – Cattedrale

Dove si trova: Piazza Garibaldi – mappa

Cronologia delle principali fasi costruttive:

XVI secolo: Preesistenza della chiesa dell’Immacolata Concezione;
1545: Concessione del suolo per la costruzione del tempio;
1570: Posa della prima pietra;
1622: Apertura al culto;
1720: La chiesa viene affrescata dal fiammingo Guglielmo Borremans;
1733: Consacrazione del tempio;
1782: Viene ricostruito il campanile sinistro e si inizia la realizzazione del prospetto;
1844: Viene istituita la Diocesi nissena e Santa Maria la Nova diviene “Cattedrale”
1856: Viene realizzato il secondo campanile;
1880: Restauri generali;
1922: Inizia la costruzione del transetto e dell’abside con la cupola;
1943: Nel corso di un bombardamento della città, da parte dell’aviazione americana, vengono distrutte alcune parti della volta e della facciata;
1946: Dopo i bombardamenti la chiesa viene completata;

Storia:

La chiesa nacque per volontà dei cittadini di Caltanissetta in sostituzione della precedente chiesa Madre che da allora in poi fu chiamata Santa Maria la Vetere (o Santa Maria degli Angeli). Le fasi costruttive della nuova chiesa sono racchiuse in una iscrizione incisa in una capriata della copertura che recita: Templum hoc incoeptum anno 1570 et ad hanc redactum formam anno 1622.
L’ impianto planimetrico tuttavia rimase incompleto fino al secondo dopoguerra quando venne realizzato il transetto; una fotografia del 1938 mostra la parete di chiusura dell’altare maggiore interamente decorata con una fìnta prospettiva a colonne tortili che inquadrava il grandioso quadro dell’Immacolata del Borremans. La costruzione della chiesa Madre fu promossa dall’ arciprete Francesco Diforti che nel 1545 costituì una apposita Deputazione. Ma si deve all’arciprete Raffaele Riccobene l’avvio del grandioso progetto di sistemazione interna della chiesa; fu lui infatti a volere il pittore fiammingo Guglielmo Borremans per affrescare la volta della navata maggiore e della parete di fondo.
E ancora Riccobene nel suo testamento afferma la volontà di continuare, con un proprio lascito, la decorazione interna della chiesa, terminata la quale, con l’eventuale somma rimasta, si doveva completare il prospetto esterno. Dalla descrizione lasciata dal parroco Agostino Riva nel 1731 si evince che l’assetto planimetrico, fino all’attuale transetto, è rimasto inalterato fino ai nostri giorni. Un grande cimitero si estendeva nello spazio antistante la chiesa, sulla piazza, quasi fino alla chiesa di San Sebastiano.
Dal 1718 al 1720, la chiesa venne decorata dagli affreschi del pittore fiammingo Guglielmo Borremans, collaborato dal figlio Luigi per le pitture delle arcate. Rilevante, per l’assetto architettonico decorativo del tempio, l’intervento dell’architetto palermitano Francesco Ferrigno, al quale si deve, tra l’altro, la scenografica chiusura della nave centrale, il progetto della facciata, definito probabilmente dal Ferrigno, nel progetto settecentesco, viene ripreso dall’architetto comunale Gaetano Lo Piano, ma non si esclude una partecipazione dell’architetto Gaetano Genovese. I locali dietro la cappella del SS. Sacramento e la sacrestia vengono realizzati sotto la direzione dell’Ingegnere Luigi Greco.
Nel 1848 la baronessa Agata Barile Giordano elargì 400 onze per la realizzazione di una cancellata in ferro che racchiudeva il sagrato; tale cancellata nel 1892 in occasione del rifacimento della piazza, venne ridotta in altezza e ristretto il sagrato; nel 1950 fu definitivamente rimossa.

Posizione:

La scelta del sito per la chiesa Madre, in quello che fino al XVI secolo era definito “piano degli ulivi”, fu determinante per il futuro assetto urbanistico di Caltanissetta. Al momento della fondazione della chiesa esistevano già, ampiamente popolati, i quartieri di Santa Venera, Zingari, S. Francesco e S. Rocco (quest’ultimo in fase di espansione), ma fu la realizzazione della chiesa Madre che causò lo spostamento della piazza principale dal piano della Vicaria, nei pressi di San Domenico, a quello attuale.
Lo spazio antistante la chiesa divenne il fulcro della vita cittadina, caratterizzato da una notevole concentrazione di edifici sacri quali le chiese di San Sebastiano, S. Paolino, S. Giacomo, dell’Annunziata o Carmine oltre alla casa del magistrato. Ancora oggi è definito per eccellenza il centro della città.

Descrizione:

Il prospetto è piano con due ordini sovrapposti. Il primo, scandito da lesene d’ordine toscano che inquadrano i campi di parete su cui si aprono i tre portali d’accesso, è concluso da un ampio cornicione sul quale si eleva il secondo ordine. Quest’ultimo, in corrispondenza della navata maggiore, è caratterizzato da paraste ioniche inquadranti il fìnestrone centrale, sormontate dal timpano triangolare. I due campanili si innalzano in prosecuzione dei primi due ordini laterali di paraste del piano inferiore, isolati rispetto alla partitura centrale.
Internamente, le sontuose decorazioni della volta e delle arcate, recentemente restaurate, riportano, attraverso centoquarantasei affreschi di varie dimensioni un cammino di fede voluto dalla generosità del Riccobene e del Riva, mediante la grandiosa opera del Borremans. In tutti i pilastri e nei sottoarchi sono raffigurati personaggi ed episodi del Vecchio Testamento.
La grandiosa volta, al centro, rappresenta “la Concezione della Vergine”, circondata ai lati da quattro scene di trionfi: di San Michele, dell’Assunzione di Maria in cielo, della fede e del coro dei Santi e delle Vergini, questi ultimi due andati distrutti nei bombardamenti del 1943 e rifatti negli anni ’50 del secolo scorso dal pittore torinese Nicola Arduino.
I due benefattori furono ricordati ai posteri attraverso i loro ritratti, quello del sacerdote Riccobene, eseguito dal Borremans, fu dipinto in prossimità dell’ingresso, a sinistra del portale maggiore mentre quello del Riva, su tela, conservato in sacrestia.

Scrisse Giovanni Mulè Bertolo:
Il prospetto mettiamolo da canto: nulla ha del monumentale, sebbene abbia scroccato un giudizio benevolo di Gustavo Chiesi ne « La Sicilia illustrata ecc. ».
L’interno presenta tre navi: lungo le navi laterali sfilano stupende cappelle, delle quali se desiderate aver notizie, vi consiglio di leggere la Guida di Caltanissetta del can. Pulci. Non abbiamo molto tempo da perdere e però contentatevi che a volo di uccello io passi a rassegna le cose più notevoli.
Il primo oggetto, che salta agli occhi, è la volta della nave centrale con gli affreschi giudicati da chi ne sa più di me un capolavoro di arte. E cosi dev’essere, perché in quanti li osservano essi destano grande ammirazione, che solo sa eccitare il bello.
Il famoso pittore fiammingo, Guglielmo Borremans, a spese del sac. Raffaele Riccobene, nel 1720 in quella volta ritrasse la storia del vecchio Testamento, le gesta degli Apostoli e i vari misteri della religione di Cristo. Se amate veramente le manifestazioni del bello, tornate a meditare uno per uno quei quadri pregevoli per composizione e per colorito. Ciò detto, lasciate che snoccioli la serie delle mie indicazioni.
Fermatevi dinanzi la statua del patrono San Michele Arcangelo, eccellente fattura di Stefano Li Volsi da Nicosia del sec. XVII. Fra i tanti quadri, ond’ è ricco il tempio, io vi indico la Concezione della Vergine e s. Vincenzo Ferreri del Borremans, la Madonna dei monti di Pompeo Buttafuoco, il Martirio di s. Lorenzo d’ignoto au­tore. Si ritiene opera del Gaggini il SS”. Croce/isso scolpito in legno: io non affermo, né nego. Prima di uscir dalla chiesa fermate il passo dinanzi ad un mausoleo di recente data, del cui valore arti­stico non intendo d’intrattenervi: ripeto, la cellula dell’arte fa difetto al mio cervello. In quel sarco­fago riposa in pace il secondo prelato della nostra diocesi, Giovanni Guttadauro dei principi di Reburdone, che visse sempre beneficando: beneditene la santa e imperitura memoria !

Fonte: Progetto Scuola Città – Autori vari – a cura di Daniela Vullo – Regione Siciliana – Edizioni Lussografica

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