Sant’Agata e Collegio Gesuitico

Sant’Agata e Collegio Gesuitico:

Dove: Corso Umberto I

Cronologia delle principali fasi costruttive:

1 gennaio 1589 – posa della prima pietra del Collegio gesuitico
5 febbraio 1589 – posa della prima pietra della chiesa di Sant’Agata
1600 – la costruzione del Collegio è in parte completata; il Padre Generale dei Gesuiti nomina Rettore P. Giuseppe Grillo che si trasferisce a Caltanissetta con 20 sacerdoti
1621 – l’Università di Caltanissetta realizza per ordine del principe Moncada, un muro davanti (…) detto Collegio, nella strata (Archivio Storico CL – Archivio storico del Comune vol. 316). Verosimilmente si trattava di un sostegno per contenere il dislivello tra il corso Umberto I e il piano d’accesso al Collegio.
1655 – viene stipulato un contratto tra il rettore del Collegio e maestranze locali per (…) fare e intagliare la balaustrata delle scale del Collegio di Caltanissetta (Archivio Storico CL – Not. A. La Mammana vol. 655)
2^ metà XVIII sec.- lo scultore Ignazio Marabitti realizza lo scudo marmoreo, retto da puttini, posto sul portale principale della chiesa
1748 – realizzazione della cappella di S. Ignazio ad opera dell’arch. Giovanni Biagio Amico
1899 – completamento della cappella della Madonna del Carmine su modello di quella di S. Ignazio eseguita dall’artista romano Santi Moschetti, sotto la direzione dell’ingegnere provinciale Luigi Greco. La cappella fu realizzata per ospitare la statua della Madonna del Carmine proveniente dal soppresso omonimo convento
1890 – decorazione della volta eseguita dal pittore catanese Sozzi
Inizi XX secolo – lo scultore Michele Tripisciano realizza uno scudo marmoreo, collocato su un pilastro della navata sinistra, raffigurante il parroco Nicolo Sciales morto nel 1902.

Storia:

Il collegio gesuitico e la chiesa di Sant’Agata sorsero per volontà di Luisa Moncada e del figlio Francesco che nel 1588 donarono 500 onze per la loro costruzione; a questa donazione si aggiunse quella annuale di 100 onze dell’Università di Caltanissetta. Nel 1589 la contessa Luisa dona ai Padri Gesuiti il giardino detto “dei Cappuccini vecchi”, in contrada Scopatore, per trame rendite a servizio delle fabbriche; a questa donazione seguiranno quelle delle terre di “Cappellano” e “Ciciri virdi”. Nello stesso anno Bernardino Bersighelli, uomo di fiducia del principe Moncada, viene nominato “depositario della fabbrica”, con funzioni di tesoriere per la gestione ed organizzazione delle maestranze impegnate nella costruzione. Taluni storici riportano la notizia che la chiesa fu intitolata a Sant’Agata poiché per la sua edificazione fu demolita una cappelletta dedicata alla martire catanese che sorgeva nel sito dell’attuale tempio. Un ruolo rilevante nei lavori di edificazione ebbero i frati gesuiti Alfio Vinci e Salvo Blasco, esperti nell’edilizia coinvolti nella costruzione di altri conventi gesuitici coevi dell’isola. Nel 1767 i Gesuiti furono espulsi dalla Sicilia e il convento fu affidato alle monache benedettine di Santa Croce. Nel 1805 rientrarono in possesso dei loro beni ma solo nel 1808 i Padri Gesuiti poterono tornare ad abitare nel collegio e riaprire le loro scuole che allora costituivano Tunica fonte d’istruzione pubblica. Espulsi una seconda volta nel 1848 rientrarono l’anno successivo per abbandonare definitivamente la loro casa nel 1860, a seguito della soppressione degli ordini religiosi. Fu allora che il convento diviso in cinque parti divenne sede delle Regie Scuole Tecniche e del Liceo Classico, della scuola elementare, del Convitto Provinciale, del carcere giudiziario e della Biblioteca Comunale. Quest’ultima fu intitolata al parlamentare piacentino Luciano Scarabelli che generosamente nel 1862 donò 2220 volumi i quali, unitamente all’incameramento delle raccolte librarie provenienti dalle biblioteche dei soppressi ordini religiosi, costituirono il nucleo iniziale dell’attuale cospicuo patrimonio bibliografico.

Posizione:

La chiesa di Sant’Agata, urbanisticamente, si pone come elemento scenografico di chiusura di quel tratto di Corso Umberto I che ha origine nella Piazza Garibaldi e che comunemente è definito il “salotto” della città. Già nel XVIII secolo tale spazio urbano, sul quale prospettava il palazzo dei Moncada, era teatro dei principali avvenimenti cittadini quali fiere, palii, processioni. Nei registri del Collegio, alla data del 20 maggio 1663, viene riportato che (…) oggi si fece la prima comunione dei figlioli in Collegio, avendosi prima incominciato ad istruirli dal primo aprile in quattro parti cioè in Collegio, nella Saccara, nella Provvidenza e nello Pileri. Moggi poi si sono congregati tutti nelle chiese di San Giovanni e San Biasi non potendosi per la moltitudine in una chiesa, dopo processionalmente con i suoi stendardi, tamburi, pifferi e canto di scolari si sono condoni in Collegio. Li quali vicino al Palazzo furono incontrati da venti scolari vestiti d’angioli e condotti in Collegio. Il numero di tutti dicono essere stato di mille. (Archivio Storico CL Fondo Corporazioni religiose soppresse, Gesuiti vol. 116)

Descrizione:

Il prospetto della chiesa, scandito da lesene, è tripartito. Il primo ordine è caratterizzato dal portale centrale, inquadrato da colonne binate con capitelli corinzi, reggenti timpano curvo spezzato. Una balconata continua poggia sulla cornice marcapiano del secondo livello. A quota superiore emerge esclusivamente la parte centrale della facciata che si collega alle spalle laterali tramite volute, riccamente decorate. Internamente, il tempio a croce greca, presenta altari di pregevole fattura; notevole quello di Sant’Ignazio con pala marmorea raffigurante la gloria del Santo e paliotto intarsiato con marmi mischi, dietro il quale si custodisce il corpo di S. Aurelio Martire, adagiato in un’urna di cristallo. La volta della chiesa è stata affrescata da Luigi Borremans. Il collegio ha la partitura centrale caratterizzata dal monumentale portale d’accesso attraverso il quale si accede all’ampio cortile porticato, dove, un tempo, esistevano due orologi solari. Una balconata continua, analoga a quella della chiesa, collega cinque aperture del secondo livello. A piano terra degna di rilievo è la cappella decorata a stucco. Fino al 1850 il terrapieno sul quale insiste il collegio era più largo dell’attuale; in quell’anno l’architetto comunale Agostino Lo Piano, su richiesta dell’Intendente elaborò un progetto per (…) fare sparire la cattiva impressione che arreca a tutti e particolarmente ai
forestieri (…) il difforme terrapieno esistente lungo la strada del Collegio. (Archivio Storico CL Fondo intendenza e Prefettura voi.2289) II progetto del Lo Piano, attuato pochi anni dopo, prevedeva che innanzi al Collegio rimanesse una strada larga dieci palmi che partendo con una scalinata (oggi rampa carrabile) ad inizio del terrapieno, finisse a zero innanzi la casa Sillitti. Una rampa ed una scala (oggi ambedue scale) erano previste anche ai lati della fonte pubblica, ubicata nella strada sottostante, che secondo le previsioni progettuali doveva essere incassata all’interno del terrapieno, ma che in realtà, dopo la demolizione, non fu più ricostruita.

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